Il lavoro ai tempi dell’intelligenza artificiale nel manifesto di Manpowergroup
Chi ha paura dell'intelligenza artificiale? Ancora molte aziende, ma altrettante sono disposte a rimboccarsi le maniche per un migliore futuro del lavoro. A dirlo, sono stati i protagonisti di “The Exchange”, la kermesse organizzata a fine maggio da ManpowerGroup Italia.
Chi ha paura dell’intelligenza artificiale? A giudicare dai dati presentati nel maggio scorso da ManpowerGroup Italia, durante la kermesse milanese “The Exchange”, parecchie aziende.
Eppure, già dal sottotitolo scelto la prima conferenza annuale organizzata dalla multinazionale statunitense specializzata in ricerca e selezione del personale, la percentuale di quelle che sono disposte a rimboccarsi le maniche per “disegnare insieme il futuro del lavoro” è assai maggiore.
Meno ottimisti sembrano però le persone che lavorano, in particolare le donne. Contro il 72% di datori di lavoro che ritengono che l’AI “impatterà positivamente sul business”, riporta infatti ManpowerGroup, più della metà del campione di lavoratrici (51%) e il 43% del personale operativo “esprime preoccupazioni e perplessità circa il suo impiego”. A queste persone, dicono gli organizzatori di “The Exchange”, occorre dare risposte nuove.
In particolare, l’uso ottimale in particolare delle chatbot implica la necessità di diversificare la formazione, dal momento che, per la prima volta nella storia, al lavoro sono presenti contemporaneamente ben cinque diverse generazioni. L’epocale sfida dei nostri giorni è stata sottolineata anche da Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia, che considera cruciale accompagnare l’uso dell’AI a “strategie di formazione e supporto adeguate, per garantire che tutti i lavoratori possano beneficiare di questi cambiamenti e acquisire le competenze necessarie per essere parte attiva nel processo”.
Oltre all’AI, altri due spauracchi da trasformare in opportunità sono la crisi climatica e la correlata, pressoché irreversibile, esigenza espressa dai lavoratori di ottenere autentico benessere nei propri luoghi di lavoro. L’urgenza di affrontare in maniera concreta queste sfide ha spinto gli organizzatori di “The Exchange” a chiamare sul palco relatori capaci di ispirare la platea con i loro interventi, come il filosofo Luciano Floridi, la politologa Marta Dassù, la scienziata Amalia Ercoli Finzi con la figlia ingegnera nucleare Elvina, il navigatore transoceanico Giovanni Soldini e l’architetto e urbanista Stefano Boeri.
All’attuale presidente della Triennale è toccato il compito di chiudere il convegno di ManpowerGroup con un intervento intitolato “Vivere (e lavorare) nelle città del domani”, un tema che gli ha dato l’occasione di lanciare in anteprima una grande esposizione sulle ineguaglianze, che si terrà nella prestigiosa struttura milanese nella primavera 2025, con il coinvolgimento di una sessantina di Paesi provenienti da tutto il mondo.
Sintesi di “The Exchange” è, infine, il primo Manifesto sugli impatti dell’AI nell’impresa del futuro, cui si è lavorato con un workshop organizzato ad hoc con il contributo del Chief Innovation Officer di Manpower Global, Tomas Chamorro-Premuzic, il filosofo tech Cosimo Accoto, il docente di bioingegneria elettronica e informatica, Leandro Pecchia, e la docente di gestione dell’innovazione, Paola Pisano.