Lavoratori italiani più anziani e istruiti: pillole dal Rapporto Istat 2024
Cresce in Italia la quota dei lavoratori over 50 nel 2024. Lo ha rivelato il Rapporto annuale dell'Istat, che ha evidenziato l'incremento dei senior soprattutto tra i lavoratori dotati di un livello di istruzione più elevato. Il trend positivo per i più anziani è però accompagnato da una diminuzione della percentuale di occupati giovani e da un aumento generale del lavoro part-time, spesso involontario.
Cresce in Italia la quota dei lavoratori over 50 nel 2024. Lo ha rivelato il Rapporto annuale dell’Istat, che ha evidenziato l’incremento dei senior soprattutto tra i lavoratori dotati di un livello di istruzione più elevato. Il trend positivo per i più anziani è però accompagnato da una diminuzione della percentuale di occupati giovani e da un aumento generale del lavoro part-time, spesso involontario.
Secondo l’Istat, nel 2023 il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni è salito al 61,5%, registrando un incremento di oltre 2 punti percentuali dal 2019. Nonostante questo miglioramento, l’Italia rimane indietro rispetto a nazioni come Germania, Francia e Spagna. Il tasso di disoccupazione nazionale, con il 7,7%, è di oltre l’1% superiore alla media europea del 6%.
I lavoratori part-time rappresentano il 17,6% del totale degli occupati italiani, con una prevalenza significativa tra le donne, il cui impiego a tempo parziale è quattro volte superiore rispetto agli uomini. Tuttavia, più della metà dei lavoratori part-time desidererebbe lavorare di più, soprattutto nel Mezzogiorno.
Un dato preoccupante è la persistente alta percentuale di part-time involontario, segnalato al 57,9% nel 2022, contro solo il 6,1% della Germania. Questo fenomeno contribuisce alla presenza di lavoratori vulnerabili, il cui potere d’acquisto è diminuito del 4,5% negli ultimi dieci anni, a differenza della crescita registrata nelle principali economie europee.
Nonostante l’incoraggiante dato sui contratti a tempo indeterminato per gli over 50 (cresciuti negli ultimi 20 anni di 10 punti percentuali), per molti di loro la stabilità dell’impiego non coincide con la valorizzazione effettiva delle loro competenze. Resta in altri termini alto il numero dei lavoratori “sovraistruiti”. Si tratta di laureati impiegati in posizioni che non sfruttano appieno il loro titolo di studio, con una quota che ha raggiunto il 45,7% tra laureati in discipline socio-economiche e giuridiche, e il 27,6% tra laureati nelle discipline STEM nel 2023.
Il rapporto evidenzia anche una netta diminuzione degli occupati giovani nelle fasce 15-34 e 35-49 anni, rispetto a un aumento di 4,5 milioni di occupati over 50 nel periodo 2004-2023. Questo trend, se da un lato rappresenta una stabilità occupazionale per i senior, dall’altro segnala un invecchiamento della forza lavoro italiana più veloce rispetto alla popolazione complessiva.
L’Istat sottolinea quindi l’importanza degli investimenti in capitale umano per rispondere alla crescente complessità della domanda di lavoro, specialmente per profili con istruzione avanzata. Tuttavia, la soddisfazione sul trattamento economico e le opportunità di carriera tra i lavoratori rimane bassa, con differenze significative tra Nord e Sud Italia e tra dipendenti e autonomi.
In conclusione, il rapporto mette in luce la correlazione tra precarietà del lavoro e aumento della povertà, riflettendo una realtà complessa e dinamica che pone nuove sfide al mercato del mercato del lavoro italiano ben oltre il 2024.