Azienda, non ti mollo se mi dai il welfare: diffuso il VII Rapporto Censis – Eudaimon

Dalla "great resignation" al "big stay", anche grazie al welfare aziendale. L'inversione di tendenza in fatto di dimissioni volontarie è una realtà già dalla fine del 2022. A dirlo, sono i dati contenuti nel VII Rapporto Censis - Eudaimon.

Dalla “great resignation” al “big stay”, anche grazie al welfare aziendale. L’inversione di tendenza in fatto di dimissioni volontarie è una realtà già dalla fine del 2022. A dirlo, sono i dati contenuti nel VII Rapporto Censis – Eudaimon, che ha riscontrato una discesa nella percentuale di addio all’impiego pari rispettivamente al 3,4, 2,9 e 1,8% nei primi nove mesi del 2023 e di quasi il 6% nell’ultimo trimestre del 2022.

Il fenomeno è presente anche all’estero, al punto che ad esempio in Usa e Gran Bretagna si parla sempre più spesso di persone in cerca di stabilità lavorativa. In particolare, a parlare per prima di “big stay” nel Regno Unito è stata l’associazione di professionisti della gestione delle risorse umane, il CIDP.

La scelta di restare al proprio posto coinvolgerebbe in prima persona anche i datori di lavoro visto che, come riportato dal portale inglese People Management, in oltre la metà dei casi intendono mantenere il livello attuale di personale.

Negli Stati Uniti, invece, un sondaggio pubblicato da Human Resource Online svela che 4 dipendenti su 5 (quasi l’80%) non vuole mollare l’azienda in cui lavorano almeno fino al 2025. Gli intervistati hanno anche spiegato di non voler cambiare perché trovano il loro lavoro interessante (40,9%), per la stabilità finanziaria (38,4%) e perché apprezzano il management (30,4%).


Pur con le debite differenze da un Paese all’altro, è facile immaginare che un analogo stop alla grande fuga dall’impiego si stia verificando anche in Italia, quando vi siano analoghe condizioni favorevoli. Già oggi, dice infatti, il Rapporto Censis, l’onda alta delle dimissioni in Italia è visibilmente in rallentamento.

Su 2,1 milioni di cessazioni di rapporti di lavoro dipendente privato (esclusi gli operai agricoli e i lavoratori domestici) per dimissioni, quelle riguardanti rapporti di lavoro a tempo indeterminato sarebbero state, secondo il Censis, 1,2 milioni. In tale categoria il tasso di ricollocazione a tre mesi dei dimessi volontari del 2022 con meno di 60 anni è stato pari al 67%, più alto rispetto agli anni precedenti. Questi ultimi due dati, se valutati congiuntamente, lasciano intendere che le dimissioni volontarie siano conseguenza di “cambi di lavoro”, che hanno permesso ai lavoratori dimessi di accedere a posizioni più gradite.

Alberto Perfumo

Il rallentamento nelle dimissioni di massa va tuttavia valutato con cautela, secondo Alberto Perfumo, ceo di Eudaimon, perché potrebbe anche significare che <<la minor centralità del lavoro rispetto alle altre priorità>> potrebbe invece portare ad avere in azienda persone che restano, sì, ma lo fanno senza avere <<le giuste motivazioni e senza trovare risposte a bisogni a cui l’aspetto salariale, per quanto fondamentale, non può rispondere se non in parte>>, ha concluso.

Insomma, stando al rapporto Censis – Eudaimon, passare da great resignation a great exhaustion è un attimo. Bisogna infatti anche ricordare l’allarme lanciato sempre dallo studio sulle intenzioni espresse esplicitamente dai lavoratori per il prossimo futuro, ossia ridurre il tempo dedicato al lavoro. Già oggi, del resto, sono già significative le quote di persone che proteggono il proprio tempo di non lavoro rifiutando straordinari, negandosi a call, mail e a ogni attività extra rispetto alle mansioni definite.

Da parte aziendale, una strategia sostenibile che riduca il rischio di perdersi per strada collaboratori preziosi, è sicuramente dotarsi di strumenti di welfare adeguati.
Pacchetti studiati ad hoc per aiutarli a mantenere in equilibrio vita lavorativa e tempo libero possono quindi essere di grande utilità, insieme con i servizi rivolti in modo più specifico a tutelarne salute e benessere e anche a supportarli nella gestione di familiari fragili o alle prese con la maternità e la paternità.

A ribadirlo, è sempre Perfumo, che si sofferma sulle numerose iniziative già avviate da molte aziende, che ad esempio offrono <<piattaforme che contengono tutta una serie di benefit, quali buoni per la spesa, rimborsi delle utenze e degli affitti>>, oltre che, in caso di aziende più innovative, <<iniziative e servizi in materia di prevenzione, salute, genitorialità, care giving, lavoro giovanile e molto altro, tutte soluzioni che vanno incontro alle aspettative dei collaboratori di benessere e qualità della vita>>.

La capacità di porsi come veri e propri facilitatori di work life balance piace quindi particolarmente: lo ha ribadito il già citato VII Rapporto Censis, per il quale sarebbe il 72,4% la percentuale del campione intervistato che apprezzerebbe un consulente di welfare in grado di rispondere alle sue specifiche necessità personali e familiari.

Un esempio del genere, è offerto da Euty, la soluzione digital di welfare sociale ideata e sviluppata da Eudaimon, che fornisce informazioni ad hoc e un supporto all’orientamento tra i molteplici pacchetti. Tra questi, rivela l’azienda, nei prossimi mesi sarà lanciato il nuovo modulo “Salute e Benessere”, destinato probabilmente ad avere grande successo tra i lavoratori.

Segui la diretta di: