Il lavoro e la felicità: tendenze e sfide sotto la lente del Politecnico di Milano

Solo il 5% degli italiani ritengono di essere veramente felici al lavoro. Lo dice l'ultimo sondaggio dell'Osservatorio HR Innovation Practice della scuola di Management del Politecnico di Milano, condotto in collaborazione con BVA Doxa.

L'Osservatorio HR del Politecnico di Milano sostiene in una ricerca condotta con BVA Doxa che solo il 5% degli italiani si sentono felici al lavoro

Sono pochi gli italiani, appena il 5%, che ritengono di essere veramente felici al lavoro. A rivelarlo, è l’ultimo sondaggio dell’Osservatorio HR Innovation Practice della scuola di Management del Politecnico di Milano. Condotto in collaborazione con BVA Doxa, la ricerca individua appena un 9% di lavoratori che dice di godere di adeguato benessere psicologico, relazionale e fisico sul posto di lavoro.


L’indagine sottolinea la presenza dominante di ansia e stress, causa per oltre un terzo dei lavoratori intervistati di almeno di un giorno di assenza all’anno. Solo la metà delle aziende sembrerebbe in grado di fornire adeguato supporto in questi casi.


Un dato significativo è il 42% di lavoratori che, all’inizio del 2024, ha deciso o sta considerando seriamente, di cambiare di lavoro, motivando la scelta proprio perché in cerca di miglior benessere fisico e mentale. Chi lo ha fatto, si è però dichiarato deluso, come dimostra l’incremento pari al 56% rispetto al 2023 di persone insoddisfatte del nuovo impiego.


Parallelamente, emerge un aumento dei “job creeper”, ossia di coloro che trovano difficile staccarsi dal lavoro anche nel tempo libero, passati dal 6% al 13% nell’ultimo anno. Questo fenomeno, insieme all’adozione crescente dell’intelligenza artificiale, sta contribuendo a un cambiamento significativo nel panorama lavorativo italiano.


L’adozione dell’IA, sebbene ancora limitata (sarebbe utilizzata continuativamente solo dal 3% dei lavoratori), è infatti destinata a crescere, con il 24% delle mansioni potenzialmente automatizzabili. Tuttavia, il 50% dei lavoratori esprime preoccupazioni riguardo alla precarizzazione ulteriore dei posti di lavoro prodotta proprio dalle chatbot generative.

Mariano Corso

Di vera e propria rivoluzione in corso parla espressamente Mariano Corso, il responsabile scientifico dell’Osservatorio HR Innovation Practice, che così commenta i risultati principali della ricerca: <<Se in passato il lavoro era il centro delle aspirazioni e dei progetti di autorealizzazione per crescere anche di ruolo e status sociale, ora la fragilità del futuro sembra spingere le persone soprattutto a stare bene qui ed ora>>.


Nel lavoro di oggi si cerca insomma <<benessere economico e mentale>>, prosegue Corso, che prefigura un nuovo approccio al lavoro <<orientato alla felicità, che preveda insieme giusto riconoscimento, flessibilità, work life balance, inclusione, valorizzazione, employability>>.

Martina Mauri


Cruciale è quindi <<progettare nuovi modelli organizzativi incentrati su un purpose capace di dare al lavoro un nuovo significato>>, aggiunge Martina Mauri, Direttrice dell’Osservatorio HR Innovation Practice. Per la ricercatrice è, ad esempio, importante impegnarsi nella sostenibilità: <<La percentuale di felici al lavoro – precisa Mauri – sale al 24% nelle aziende in cui le persone sono coinvolte in iniziative sostenibili>>


In conclusione, l’intelligenza artificiale rappresenta sia una sfida che un’opportunità per il futuro del lavoro in Italia, potenzialmente destinato ad evolvere verso modelli più inclusivi, sostenibili e orientati al benessere dei lavoratori.

Segui la diretta di: