Lavoro, sei nell’anima: il debutto milanese di Nobilita, il festival della cultura del lavoro
"Di che lavoro parliamo?" e "Milano è il lavoro?" sono stati gli interrogativi principali al centro delle prime due giornate di Nobilita, il Festival della cultura del lavoro di FiordiRisorse, sbarcato a Milano il 28 e il 29 maggio scorsi per la prima volta dalla sua nascita sette anni fa.
“Di che lavoro parliamo?” e “Milano è il lavoro?” sono stati gli interrogativi principali al centro delle prime due giornate di Nobilita, il Festival della cultura del lavoro di FiordiRisorse, sbarcato a Milano il 28 e il 29 maggio scorsi per la prima volta dalla sua nascita sette anni fa. La terza giornata si terrà il 25 settembre. L’ADI Design Museum ha creato l’ideale scenario per la seconda giornata dell’intensa kermesse ideata dal recruiter Osvaldo Danzi insieme con la testata giornalistica Senza Filtro.
Accanto alle paure legate a un uso inconsapevole dell’intelligenza artificiale generativa (e non solo di quella), sono emerse anche strategie credibili per trasformarle in speranze e opportunità. Sul primo aspetto si è soffermata in particolare la giornalista Nicoletta F. Prandi, autrice per FiordiRisorse del podcast Non avrai altro dio, durante la presentazione del suo ultimo libro Finché chip non ci separi.
“Al lavoro tutto bene?” è invece il primo videopodcast ideato dagli organizzatori di Nobilita proprio per dare alle aziende la possibilità di raccontare come stanno rispondendo alla richiesta di maggiore benessere da parte dei propri dipendenti. A uno scopo analogo risponde invece il podcast Rivoluzione Umana, ideato e condotto da Elisabetta Russo e Alberto Mairo, disponibile sulle principali piattaforme streaming.
Di Milano, e del suo karma di città dove un tempo <<si uccideva al sabato perché il resto della settimana si lavorava>>, hanno parlato gli ospiti moderati dal giornalista Frediano Finucci. La capitale del Nord è ancora oggi fortemente attrattiva per i giovani del Sud Italia, come ha testimoniato Stefano Maiolica, l’inventore di Un terrone a Milano, ora amministratore delegato dell’agenzia Chupito. <<Esiste anche un south working>>, ha raccontato il giovane imprenditore, <<ma non funziona, perché Milano dà tanto altro>>.
La tendenza al “work alcoholism” è tuttavia dura a morire, hanno rimarcato vari interventi, ma la rotta è stata invertita rispetto a inizio Duemila. A sottolinearlo è Maria Cristina Bombelli, presidente di Wise Growth: <<La conciliazione vita-lavoro – ha detto – non è più solo una questione di donne>>.
L’altra faccia dello smart working è la smaterializzazione di molti uffici (e oggetti, come raccontato dal filosofo Giorgio Di Tullio nel suo intervento), il che porta molti giovani a scegliere di andare molto presto al lavoro <<per aggiudicarsi una scrivania>>, osserva ancora Bombelli.
Sottotesto di un mercato del lavoro ancora troppo poco generoso sotto il profilo degli stipendi è l’alto turnover, <<dopo appena quattro anni>>, anche nei contratti a tempo indeterminato, come ha raccontato Antonio Verona, responsabile Cgil della Camera del Lavoro.
Di “anima” e di desiderio da parte di molti frequentatori della Moschea di Milano di curarla ha parlato l’Imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini. <<Diversi di loro sono rider, che vengono a pregare durante la pausa pranzo del venerdì>>, precisa il religioso, per il quale bisogna immaginare che esistano anche persone non <<ossessionate dalla resa produttiva>>.
Argine essenziale contro il rischio di essere espulsi dal mercato del lavoro sono infine i cosiddetti upskilling e reskilling, sui quali puntano i corsi di formazione del Centro di formazione di via Fleming, di cui ha parlato Lucia Scopelliti, la Direttrice dell’Area Lavoro e Formazione del Comune di Milano. Per la rappresentante dell’istituzione cittadina, è essenziale aumentare il numero di ragazze avviate alle professioni tecnico-scientifiche, come si propone di fare la Scuola secondaria superiore civica di Milano.
Contro la tendenza ad appaltare totalmente le tematiche “ESG” nelle mani delle aziende in genere, è essenziale non cedere tutto il dibattito sui bisogni del presente all’economia. A dirlo è stato Bruno Giordano, magistrato di Cassazione, a chiusura parziale del Festival. Rimandato al 25 settembre lo spettacolo di Domenico Iannacone “Che ci faccio qui?”.