Soft skill, leadership inclusiva e welfare per tutti: il mondo del lavoro che verrà secondo Speexx
Il mondo del lavoro che verrà? Sarà più inclusivo e attento alle soft skill. Le quattro best practice proposte da Speexx per poterlo affrontare al meglio.
Nel mondo del lavoro del futuro conteranno sempre di più il pensiero creativo e analitico. Si tratta di due importanti soft skill citate dal World Economics Forum nel report Future of Jobs 2023. A citarlo, è Speexx, un’azienda specializzata in formazione linguistica e business coaching, che si è chiesta quali competenze conteranno sempre di più nei prossimi anni e come valorizzarle al meglio. Quattro le best practice individuate grazie al supporto di diversi HR provenienti da aziende di comparti diversi: se seguite, si potranno affrontare con lungimiranza mutamenti come il talent shortage e il quiet quitting, in atto già adesso, e quelli in arrivo, in cui si guarderà sempre di più al benessere delle persone.
Quali sono le quattro best practice di cui parla Speexx?
In primo luogo, sostiene l’azienda specializzata in Education technology in un comunicato stampa, è essenziale «integrare LMS e mondo HR» . Sotto il primo acronimo si celano le piattaforme di “Learning Management Systems, ossia sistemi di formazione che possono raggiungere «il pieno del loro potenziale se integrate con i sistemi di produzione e HR, ossia con repository e database di tutte le informazioni delle persone dell’azienda», precisa Speexx.
Unire questi due mondi, sostiene quindi, l’azienda, «significa disporre di un’anagrafica completa di ogni singolo collaboratore e apre diverse opportunità per valorizzare e far crescere i talenti». Integrando i due elementi, si può in sostanza «ottimizzare l’incontro tra bisogno formativo e proposta di formazione e individuare le professionalità giuste per una determinata posizione, grazie ai dettagli sui cambi di ruolo, i corsi erogati, i percorsi di coaching seguiti e le competenze acquisite da ciascun dipendente».
Seconda best practice proposta da Speexx, esorta a «mappare le competenze per contrastare lo skill mismatch». Come lo si fa? Per esempio, creando «un modello organizzato per gruppi o famiglie professionali», prosegue il comunicato stampa. In questo modo, si ottengono «gli strumenti necessari per capire come colmare gli eventuali gap e scegliere se agire tramite percorsi di formazione interna, per riqualificare le persone che già lavorano in azienda, o con l’acquisizione di talenti esterni».
Chi segue questo metodo può in definitiva «creare itinerari di sviluppo e coaching professionale nonché politiche di assunzione più mirate».
Obiettivo della terza best practice è «favorire una leadership partecipativa, accogliente e responsabilizzante», prosegue Speexx. In concreto, bisogna spingere le diverse generazioni che al momento coesistono nel mondo del lavoro a superare gli inevitabili ostacoli che si creano nella reciproca comprensione. Se tutti vengono messi «nelle condizioni di esprimere al meglio i propri punti di forza», spiega il comunicato, tutti possono «contribuire attivamente e concretamente al raggiungimento di obiettivi personali e collettivi». Di qui la necessità di avere responsabili HR che sappiano «chiarire alle persone le diverse modalità di comunicare e lavorare in azienda», suggerisce Speexx, che si sofferma anche sul ruolo dei manager, «altrettanto importante». Sono proprio loro, infatti, a dover adottare «per primi un approccio aperto e flessibile e lavorare allo sviluppo delle proprie soft skill per creare ambienti di collaborazione e condivisione in cui le persone e l’azienda possono prosperare».
La parola d’ordine ispiratrice della quarta e ultima best practice è benessere, che si ottiene implementando «un solido sistema di welfare interno».
Solo chi lo farà potrà trattenere i migliori talenti anche in futuro. Come promuovere il benessere? Privilegiando «iniziative, servizi e programmi per sostenere i dipendenti in tutte le fasi della vita aziendale, grazie anche a convenzioni e sussidi in diversi ambiti (dall’istruzione alle spese alimentari, sportive e ricreative), così da favorire un maggior equilibrio tra vita personale e professionale», prosegue il comunicato di Speexx.
In definitiva, per affrontare le sfide del futuro, essere dotati delle giuste tecnologie non basta. Lo sottolinea Oliver Albrecht, senior vice president di Speexx, che invita le aziende ad avere innanzitutto «una panoramica chiara delle competenze di cui dispongono e agire di conseguenza e in maniera mirata per acquisire quelle mancanti».
Uno strumento utile può essere quindi «il business coaching», aggiunge ancora Albrecht, che lo considera «un’ottima soluzione per rendere le persone più consapevoli, svilupparne le capacità e stimolare in loro quell’atteggiamento adattivo oramai indispensabile per poter continuare a crescere in un contesto sempre più complesso e soggetto a rapidi cambiamenti».