Aziende indifferenti alla salute dei collaboratori. Lo dice il VII Rapporto Censis Eudaimon

Il VII Rapporto Censis Eudaimon sostiene che la stragrande maggioranza dei dipendenti lamenti una scarsa attenzione ai loro problemi psicofisici da parte delle aziende.

Secondo il VII Rapporto Censis Eudaimon sei dipendenti su dieci sono insoddisfatti di come le aziende considerano i loro problemi psicofisici

Quando la salute scricchiola, si ha maggiore bisogno di attenzione da parte degli altri. Al contrario, se predomina la sensazione di essere poco considerati, lo stato d’animo ne risente. Succede ad esempio nei luoghi di lavoro, dove almeno sei dipendenti su dieci avrebbero manifestato insoddisfazione per come sono trattati dalle loro aziende quando non si sentono bene, fisicamente e psicologicamente. Il sentimento di disagio è uno dei temi che compare nel settimo Rapporto Censis – Eudaimon, intitolato Il welfare aziendale e la sfida dei nuovi valori del lavoro.

Secondo l’indagine, solo i dirigenti sembrerebbero essere più appagati dell’attenzione al proprio stato di salute che le aziende mostrano nei loro confronti, con un tasso d’insoddisfazione che si attesta sul 39%. Al contrario, per la stragrande maggioranza dei dipendenti l’impegno non sarebbe sufficiente.

Più nel dettaglio, prosegue il report, lamenta una scarsa attenzione al proprio benessere psicofisico il 61,7% dei lavoratori. Suddividendo questi ultimi sulla base dei settori di inquadramento, i maggiormente insoddisfatti sono gli operai, pari al 68,4% del totale. Seguono poi gli impiegati, scontenti nel 62,3% dei casi.

Le cose cambiano quando si fa riferimento a categorie specifiche di lavoratori più vulnerabili. In questo caso reputano adeguata l’attenzione aziendale il 61,5% degli occupati in relazione alle esigenze di chi ha figli, il 71% a quelle delle donne che rientrano dalla maternità, il 62,9% alle esigenze delle persone con salute fragile. Si tratta di giudizi positivi importanti, anche se va segnalato che, sempre secondo il Rapporto Censis Eudaimon, tra le donne occupate sarebbero sistematicamente più alte, rispetto ai maschi, le quote d’insoddisfatte dall’attenzione aziendale per chi ha figli, per le lavoratrici che rientrano dalla maternità e per le persone con salute fragile.

Si attesta invece al 52,4% la percentuale di soddisfatti sull’attenzione aziendale alle condizioni basiche dei lavoratori, a cominciare dalla sicurezza, ma le donne esprimono un giudizio un po’ meno positivo.

Il fenomeno, peraltro, non riguarda solo l’Italia. Ad esempio, secondo un sondaggio riportato da Yahoo Finance, l’85% dei dirigenti aziendali intervistati avrebbe dichiarato di essere a conoscenza di dipendenti nella propria organizzazione che stanno vivendo il rischio burnout.

In particolare, la condizione di forte esaurimento psicofisico sarebbe stata sperimentata da circa il 54% dei lavoratori intervistati nell’ultimo anno, con il settore finanziario e IT che hanno registrato i tassi più alti di burnout, rispettivamente al 58% e 55%.

Alla luce di queste percentuali si capisce ancora di più come mai, secondo il sondaggio, si attesterebbe al 47% la quota di lavoratori che ha indicato come una priorità per la loro carriera del 2024 la possibilità di migliorare la salute mentale e il benessere.

Il Ceo di Eudaimon Alberto Perfumo spiega quali soluzioni di welfare aziendale possono ridurre il senso di insoddisfazione dei dipendenti su come sono trattati i loro problemi di salute
Alberto Perfumo

Sui dati sopra riportati si è espresso il Ceo di Eudaimon, Alberto Perfumo, con queste parole: «La salute è tema delicatissimo e molto dibattuto ed è inevitabile che le aziende, soprattutto quelle che investono nel welfare sociale, vengano sollecitate su questo argomento da lavoratori e altri stakeholder».

Il Ceo di Eudaimon suggerisce anche alcune strade di welfare aziendale che potrebbero permettere al datore di lavoro di intervenire in maniera mirata in base alla tipologia di popolazione presente in azienda. Per esempio, precisa Perfumo: «In materia di salute e benessere sono davvero molte le opzioni per supportare i dipendenti: formazione, educazione, identificazione del bisogno, impostazione di un corretto work-life balance, accesso alla prevenzione e/o al supporto specialistico sono tutti ambiti in cui l’azienda può intervenire grazie al welfare».

Una figura innovativa da inserire in azienda potrebbe essere quindi il welfare coach, ossia un consulente incaricato di individuare le soluzioni migliori per rispondere alle esigenze dei lavoratori. Perfumo sottolinea che in Eudaimon una figura simile esiste da tempo, ritenendola anzi «fondamentale per spiegare il welfare in anni in cui se ne parlava meno».

Oggi, prosegue Perfumo, sarebbe anzi arrivato il momento di fare qualcosa in più, per esempio utilizzando «un mix di strumenti digitali e coaching individuale che rende più efficace il supporto fornito», agevolando la fruizione dei contenuti e l’accesso ai servizi. A questo scopo, è nata Euty, «una soluzione digitale di welfare – definita dal Ceo di Eudaimon mobile native – che orienta, informa e forma i dipendenti delle aziende che la adottano rispetto a tutte le possibilità legate al welfare aziendale e garantisce un accesso facile e intuitivo ai servizi e alle soluzioni messe a disposizione dal datore di lavoro».

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