Il futuro della formazione? Sempre più su misura. Presentato il Barometro 2024 del Gruppo Cegos
L'intelligenza artificiale generativa è destinata a cambiare per sempre il volto della formazione aziendale, che diventerà sempre più personalizzata e in grado di anticipare le esigenze dei singoli collaboratori. Lo sostiene il Barometro 2024 curato dal gruppo Cegos.
Non più solo una promessa, ma una realtà destinata ad essere sempre più presente. E’ questa una delle possibili sintesi utili a descrivere in poche battute l’ingresso inarrestabile dell’intelligenza artificiale generativa nelle nostre vite. A sottoscriverla è il Barometro 2024 del Gruppo Cegos, condotto su 5.000 dipendenti e quasi 500 responsabili HR in nove Paesi sparsi di Europa (tra cui l’Italia), Asia e America Latina.
Secondo la ricerca, a servirsi della IA per formarsi è ormai già il 44% dei dipendenti, una percentuale pressoché doppia se si guarda al solo gruppo dei direttori HR. In questo caso, infatti, circa un 81% di questi ultimi l’ha utilizzata o intende farlo a breve.
Più lenta l’adozione nel nostro Paese, dove a servirsi della GenAI è stato il 35% dei dipendenti. Tuttavia, i direttori HR italiani mostrano un livello di interesse ancora più alto rispetto ai colleghi internazionali, con l’86% che l’ha già introdotta nella formazione o prevede di farlo presto.
Differenze geografiche a parte, come si spiega un’accelerazione tecnologica di questa portata e quanto la medesima modificherà il volto delle competenze che saranno necessarie nel futuro prossimo?
Per poter rispondere, l’analisi di Cegos parte da una constatazione più generale sulla ridefinizione delle competenze inevitabile ogni volta che vi sia un’innovazione tecnologica. Secondo il Barometro, un’opinione del genere è condivisa dal 63% dei direttori delle risorse umane, che tra le sfide principali dei prossimi anni cita proprio l’adozione di nuove tecnologie, prima tra tutte l’IA.
L’uso sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale generativa non rassicura in particolare i lavoratori, che lo percepiscono come una minaccia per l’obsolescenza delle proprie competenze in quasi un caso su tre.
A ben guardare, si tratta di una percentuale tutto sommato esiziale. Anziché cedere a questo genere di timore, i lavoratori mostrerebbero infatti una forte volontà di adattamento, visto che ben il 92% degli intervistati a livello globale (e l’87% in Italia) è disposto a formarsi per mantenere le proprie competenze al passo con l’evoluzione del lavoro.
Nel commentare questi dati, Alessandro Reati, HR Business Practice di Cegos Italia, ha sottolineato come l’avvento della GenAI sia destinato a rivoluzionare le competenze, con le seguenti parole: «Le abilità umane come il pensiero critico, la creatività e l’agilità stanno diventando sempre più cruciali per un uso pertinente, sicuro ed etico delle tecnologie. L’innovazione nell’apprendimento è un imperativo: investire in soluzioni basate sull’IA è essenziale per sostenere l’impegno dei dipendenti nel loro sviluppo».
L’intelligenza artificiale generativa porterà insomma ad introdurre modalità di apprendimento completamente nuove. Due esempi possibili sono «l’e-coaching» e «l’adaptive learning». Di che cosa si tratta?
Per il Barometro Cegos sarebbero due metodi didattici digitali che rispondono al bisogno di un apprendimento dinamico e su misura, già adottati, per la prima tipologia, dal 49% dei direttori HR globali e dal 52% di quelli italiani. Le percentuali salgono nel caso dell’adaptive learning, che per circa la metà degli intervistati rappresenta un valido sistema per creare percorsi formativi altamente personalizzati.
Dal canto loro, i dipendenti chiedono una formazione che vada oltre i classici corsi in aula, bensì desiderano qualcosa che li prepari concretamente ad affrontare situazioni lavorative reali, di tipo più interattivo e coinvolgente. L’indagine chiama questo genere di formazione «on the job», cui sarebbe interessato nel nostro Paese il 50% del campione di dipendenti intervistato.
Oltre alla personalizzazione dei corsi, un’altra a delle sfide principali per le aziende è il cosiddetto «time to competency», ovvero la capacità di rispondere in tempo reale ai bisogni formativi dei dipendenti. Sebbene molti direttori HR valutino positivamente la rapidità di risposta delle proprie organizzazioni, con un punteggio medio di soddisfazione pari a 7,2 su 10, in Italia questo valore scende a 6,82, evidenziando una maggiore difficoltà nel rispondere prontamente alle esigenze formative.
Il 57% dei responsabili HR italiani ammette infatti di avere difficoltà a sincronizzare la domanda di nuove competenze con l’offerta formativa. Queste tempistiche non ottimali si riflettono sull’esperienza dei dipendenti: il 43% afferma di ricevere risposte alle proprie richieste di formazione solo settimane o mesi dopo averle espresse.
Per affrontare questo genere di criticità, ancora una volta Reati ha spiegato quale sia l’approccio di Cegos Italia: «Stiamo rafforzando la nostra gamma di soluzioni formative asincrone e stiamo organizzando sempre più workshop di Learning Design Sprint, che consentono di progettare un programma formativo in appena due giorni», ha raccontato. Il tipo di risposta descritto dal manager risponderebbe meglio all’esigenza di tempi di apprendimento più agili e personalizzati, consentendo ai lavoratori di acquisire rapidamente le competenze necessarie e applicarle immediatamente.
L’indagine del Gruppo Cegos dipinge insomma un quadro chiaro: la formazione del futuro sarà sempre più supportata da tecnologie basate sull’IA, capaci di adattarsi ai bisogni individuali e di fornire una risposta tempestiva alle sfide del mercato. Il coinvolgimento della tecnologia generativa nei percorsi formativi aprirebbe in altri termini la strada a un apprendimento che non solo risponde, ma addittura sarebbe in grado di anticipare le esigenze dei lavoratori, promuovendo un’evoluzione continua delle competenze.
Lungi dall’essere un obbligo, la formazione potrebbe così diventare un’opportunità per i lavoratori di accrescere il proprio valore professionale, garantendo la loro chance di restare nel mercato del lavoro pur in un contesto in continuo cambiamento.