Olistico e personale: le preferenze degli italiani sul welfare nello studio Epassi – Eudaimon

"Cara azienda, se mi dai un welfare tagliato su misura per me e sulle esigenze della mia famiglia, cambio lavoro e vengo da te". Lo sostiene la ricerca promossa dalla società di servizi welfare, presentata a Milano durante il Network di Imprese e Persone IEP.

Presentato durante l'incontro del Network di Imprese e Persone IEP la ricerca di Epassi - Eudaimon Great Employee Benefit Study 2024
Un momento dell’incontro del Network di Imprese e Persone IEP

Quanto sono importanti i benefit quando si considera una nuova opportunità di lavoro? È questa la domanda posta ai 2.400 dipendenti e ai 726 datori di lavoro che hanno partecipato al “Great Employee Benefit Study 2024“, promosso dal Gruppo Epassi in collaborazione con Eudaimon e condotto dal team di esperti dell’Università di Aalto, sotto la guida della ricercatrice Elina Koivisto.

Presentato a Milano in occasione del periodico incontro del Network di Imprese e Persone IEP, lo studio ha coinvolto i lavoratori di Regno Unito, Svezia e Finlandia e Italia. Tra gli intervistati provenienti dal nostro Paese, quelli che si sono detti disposti a cambiare azienda per un piano di welfare migliore sono l’83% dei casi, pari a tre lavoratori su quattro.

La preferenza mostrata dai connazionali è in linea con l’espansione notevole che sta interessando il mercato europeo del welfare aziendale, destinato a toccare, secondo Inkwood Research, quota 43 miliardi di euro entro il 2032 (+6,5% l’anno).

Salute e benessere sono insomma destinati a diventare un vero e proprio elemento strategico per attrarre nuove risorse e talenti.

In particolare lo studio di Epassi-Eudaimon individua nella personalizzazione dei benefit e nell’aumento della soddisfazione lavorativa le tendenze principali destinate a crescere nel futuro.

La percezione non è però uguale in tutti i Paesi analizzati. Ad esempio, se per i dipendenti svedesi i benefit risultano meno rilevanti, in Italia e Regno Unito ben il 75% degli intervistati li considera essenziali quando si valuta una nuova opportunità di lavoro.

Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, i risultati ci dicono insomma che il nostro Paese ha, per certi aspetti, un approccio più olistico al welfare, in un’evoluzione che probabilmente coinvolgerà anche gli altri Paesi. Da noi, infatti, il focus nel tempo si è spostato da una concezione di benefit erogati al lavoratore in quanto individuo verso il supporto alle persone e al loro contesto familiare e sociale.

Un altro trend interessante emerso nello studio è l’utilizzo della tecnologia, e del mobile in particolare, che per noi si traduce nell’opportunità di rendere ancora più accessibili e “vicini” i servizi welfare proposti dalle aziende ai propri dipendenti.

Tuttavia, meno della metà dei dipendenti afferma che il proprio benessere sia effettivamente supportato dai datori di lavoro, evidenziando un gap tra le percezioni delle aziende e quelle dei lavoratori.

Le aziende stanno però correndo ai riparti. Cresce infatti tra queste ultime la consapevolezza che offrire un pacchetto di welfare di valore è diventato un elemento strategico per attrarre talenti e accrescere la fiducia dei propri dipendenti. E tuttavia, questo ancora non basta: bisogna invece orientarsi sempre di più verso una sempre maggiore personalizzazione dei servizi proposti per rispondere alle diverse esigenze dei lavoratori.

Secondo il Settimo rapporto Censis-Eudaimon, infatti, in Italia il 50% delle aziende riconosce che un approccio tailor-made è fondamentale per attrarre e trattenere talenti.

Tra le aziende impegnate in questa direzione, c’è per l’appunto Eudaimon, come racconta l’amministratore delegato dell’azienda, Alberto Perfumo, che giudica «interessante il confronto con altri Paesi europei per comprendere meglio l’attuale situazione del welfare aziendale in Italia».

Sulle differenze culturali tra un Paese e l’altro si è concentrata in particolare la ricercatrice finlandese Elina Koivisto, che ha ricordato come «l’employee experience» sia «uno dei mezzi chiave per attrarre e trattenere i talenti». A tal fine, ha aggiunto, «è fondamentale fornire benefit che soddisfino le diverse esigenze dei dipendenti», a maggior ragione in presenza di personale qualificato, al quale bisogna fornire adeguato benessere, anche in ottica di tutela della competitività dell’azienda. Per assicurarsi che gli investimenti in welfare siano efficaci – ha concluso la ricercatrice, «la comunicazione, il dialogo aperto e le soluzioni personalizzabili sono centrali».

Nello studio Great Employee Benefit 2024 di Epassi - Eudaimon si coglie il desiderio di aziende e collaboratori di potenziare i servizi welfare in un'ottica sempre più olistica e personalizzata

Ma quali sono i benefit più desiderati dai dipendenti europei e su quali le aziende investiranno maggiormente nel 2025?

In tutti i Paesi esaminati, l’assistenza sanitaria completa sul lavoro è in assoluto il benefit più apprezzato.

Per quanto riguarda invece gli investimenti previsti per il 2025, sembra proprio che i datori di lavoro di tutti e 4 i Paesi oggetto della ricerca prevedano un aumento dei budget, soprattutto per la formazione professionale dei dipendenti.

In Svezia, Italia e Regno Unito sono previsti aumenti anche sulle assicurazioni di vario tipo. Infine, l’assistenza ai familiari a carico è in aumento sia in Svezia che in Italia.

Lo studio GEBS 2024 ha poi chiesto ai dipendenti e ai datori di lavoro di valutare e attribuire un punteggio ai fattori che migliorerebbero il benessere personale sul posto di lavoro.

Fra i temi proposti, quelli che hanno ottenuto i punteggi più elevati sono i seguenti:

  • vorrebbe che la sua impresa offrisse orari di lavoro flessibili: 20,9%
  • vorrebbe poter lavorare da remoto: 12,5%
  • vorrebbe che la propria azienda promuovesse la cultura del dialogo aperto: 11,7%
  • vorrebbe organizzare eventi per svagarsi e passare momenti di relax: 9,4%
  • vorrebbe che l’ufficio fornisse spuntini salutari sul posto di lavoro: 9,3%

Allo stesso tempo, è stato chiesto ai datori di lavoro su cosa pensano le organizzazioni debbano investire per garantire benessere ai propri collaboratori e i feedback che hanno dato sono abbastanza allineati con quelli dei dipendenti.

In generale, si nota una chiara attenzione alla promozione della qualità della vita nel suo complesso, accompagnata da una visione sempre più completa dei bisogni delle persone e delle loro specificità come elemento chiave anche nel contesto aziendale di oggi e di domani.

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