La digital transformation piace a Boomer e GenX: lo sostiene l’Osservatorio SmartiveMap 2024
I senior sono più entusiasti dei junior dall'avvento dell'intelligenza artificiale generativa al lavoro. Lo sostiene l'Osservatorio SmartiveMap per il 2024, che ha analizzato le risposte fornite da un campione di 28 mila persone, operante nei diversi comparti aziendali.
Prosegue la trasformazione digitale nelle imprese italiane. A sorpresa, i più entusiasti del cambiamento in atto sono i Boomer e i GenX. Lo sostiene è l’Osservatorio SmartiveMap ideato da Smartive, la società di change management nata nel 2016 per fornire ad aziende e organizzazione una gamma completa di servizi per la gestione delle risorse umane.
Presentata a Milano durante l’incontro intitolato Guidare le organizzazioni tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, l’Osservatorio ha elaborato le risposte fornite da un campione di 28 mila persone attraverso SmartiveMap, uno strumento di people analytics riconosciuto dal Joint Research Centre della Commissione europea come best practice per la mappatura dell’attitudine delle aziende a trasformarsi digitalmente.
L’Osservatorio di Smartive si è quindi chiesto: quali competenze sono necessarie per sfruttare al meglio questa trasformazione? E come integrare l’IA con le persone affinché generi valore?
Tra i più reattivi alla digitalizzazione vi sarebbero, secondo i dati, i settori “Sustainability” e “Legal”, mentre “Information Technology” e “Sales” faticherebbero a tenere il passo.
A sorpresa, come si diceva, i più entusiasti del cambiamento risulterebbero Boomer e GenX. Al contrario, Zoomer e Millennial rivendicherebbero più benessere e equilibrio nelle loro priorità.
La segmentazione demografica per età e seniority fornisce quindi informazioni preziose sulle tipologie di persone potenzialmente destinatarie di piani mirati di formazione e upskilling.
Secondo Smartive Map, Boomer e GenX mostrebbero in sostanza un’elevata apertura all’approfondimento e alla diversità disciplinare, mentre Zoomer e Millennial sarebbero più tiepidi, probabilmente perché, avendo vissuto fin dalla nascita nell’era digitale, tendono a considerare la tecnologia e le competenze digitali come aspetti scontati della vita quotidiana. Il che li porterebbe, commenta l’Osservatorio, a trascurare l’importanza delle dinamiche relazionali e del confronto diretto.
Ai dati sopra descritti si aggiungono quelli di un’altra indagine condotta di recente da Smartive su un campione di 400 HR Manager italiani in merito all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA) in ambito HR.
Dall’indagine è emerso come tale utilizzo, se non ancora pervasivo, è però in continua crescita: il 41,5% degli HR Manager afferma che la propria azienda ne fa uso.
Dal confronto tra grandi aziende e PMI emerge quindi una grande dinamicità di queste ultime che potrebbe essere sfruttata per accelerare ulteriormente l’innovazione in campo HR.
Lo sostiene innanzitutto Francesca Montemagno, Founder e Ceo di Smartive, con le seguenti parole: «l’Italia sta migliorando rispetto all’Osservatorio del 2022, ma siamo appena sopra la sufficienza rispetto allo Smartive Index: su una scala da 0 a 100, un’organizzazione diventa “smartive” quando possiede uno Smartive Index medio superiore a 80, e attualmente nel nostro Paese ci attestiamo a 61 (vs. 54 nel 2022)».
Sull’accelerazione portata dalle tecnologie digitali la Ceo di Smartive aggiunge: «La sfida principale per lo sviluppo e la formazione manageriale è di fornire le competenze digitali necessarie, insieme alla flessibilità e alla mentalità innovativa per navigare l’ecosistema che risulta fisiologicamente in continua evoluzione».
Montemagno parla anche della sfida portata dalla sostenibilità nelle strategie aziendali, un tipo di innovazione che «non è più un’opzione, ma una necessità», che sta spingendo i leader «ad adottare pratiche ecologicamente responsabili e a sviluppare modelli di business sostenibili».
L’ultima sfida, conclude la Ceo, è data dalla «gestione della diversità e dell’’inclusione», una competenza diventata chiave per i manager, chiamati ad «operare efficacemente in contesti culturali diversi»: sviluppare competenze interculturali e promuovere ambienti inclusivi è insomma essenziale per poter «sfruttare il potenziale di una forza lavoro diversificata, migliorando la collaborazione e l’innovazione all’interno delle organizzazioni».