Marketing manager, 8 su 10 saranno sostituiti dall’IA, ma averne paura non serve a niente

L'intelligenza artificiale generativa è destinata a diventare cruciale nelle scelte strategiche di molte aziende: lo sostengono diversi osservatori internazionali, che prevedono una crescita degli investimenti nella tecnologia altamente innovativa sempre più massiccia.

Secondo vari osservatori internazionali, entro la fine del 2025 otto marketing manager su dieci saranno sostituiti dai loro equivalenti virtuali

Entro la fine del 2025 la figura del Chief Marketing Officer lascerà ampio spazio al suo gemello virtuale. La previsione è di LinkedIn, che ha ipotizzato per l’anno prossimo l’utilizzo della Gen IA da parte di 8 marketing manager su 10 a livello globale. Dello stesso avviso è la Precedence Research, che parla di un’esplosione di investimenti in intelligenza artificiale entro la fine di quest’anno, destinati a toccare 20 miliardi di euro e quasi 26 entro la fine del 2025. La crescita proseguirà anche negli anni successivi, in particolare nel Nord America, seguita da Europa, Asia, America Latina e Africa.

Numeri a parte, sorge spontanea una domanda: in che modo l’intelligenza artificiale può essere applicata in ottica marketing?

Una prima risposta arriva da un gruppo di professori appartenenti alla californiana Università di Santa Clara, che definiscono la nuova tecnologia altamente innovativa come una sorta di eccellente “consumer analyzer”. Che cosa significa questa espressione?

Secondo i docenti statunitensi, la Gen IA è destinata ad avocare a sé la capacità di proporre strategie e soluzioni dalle quali partire per imbastire campagne di marketing impattanti. Basterà solo che i manager in carne ed ossa le forniscano le idee iniziali, il cosiddetto brief.

Secondo vari osservatori internazionali, entro la fine del 2025 otto marketing manager su dieci saranno sostituiti dai loro equivalenti virtuali
Francesco Elmi

Si tratta di «un’evoluzione positiva per il mondo del marketing, sta a noi professionisti abbracciarne i punti di forza», afferma Francesco Elmi, CMO di QuestIT.

Secondo il manager, in questa fase di grande fermento, non resta che «acculturarsi», in maniera da potersi affidare agli “AI Agents”, i quali, una volta addestrati con notevole mole di documenti e file, saranno via via sempre più in grado di elaborare con estrema precisione testi per il Ceo o per i propri clienti.

«Tutte le principali industrie operative sono al giorno d’oggi soggette a continui cambiamenti e rivoluzioni, sia operative sia strategiche, per via dell’intelligenza artificiale», prosegue Elmi, che a proposito dell’universo marketing aggiunge: «Secondo Deloitte solo nell’ultimo anno i professionisti del settore hanno adoperato l’innovazione per creare contenuti accattivanti oppure con l’obiettivo di personalizzare i content stessi». Inevitabili i riflessi sui «reparti marketing appartenenti ad aziende di innumerevoli settori o asset come le public utility, la finanza, la sanità e il retail».

Alle parole di Francesco Elmi, si uniscono le considerazioni di Forbes USA che parla dell’intelligenza artificiale come di “leads generator”. Sotto forma di chatbot, infatti, la tecnologia è capace di conversare con i singoli consumer e di costruire con essi rapporti di fiducia sul lungo periodo. Come? Interpretando direttamente le emozioni delle persone dalle parole che utilizzano e dalle frasi che strutturano e, di conseguenza, fornendo feedback personalizzati agli utenti che necessitano di informazioni.

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