«Quella c’ha le palle!»… a chi? La leadership di oggi richiede parole diverse

Le parole sono importanti: questa settimana Atena Manca riflette sul sottotesto che si cela dietro l'espressione associata in genere alle donne al comando. Un'espressione che la nostra contributor giudica anacronistica spiegandone il perché.

di Atena Manca*

Atena Manca riflette sul significato dell'espressione donna con le palle, giudicandola anacronistica in un'epoca in cui si richiede un modello di leadership completamente diverso dal passato

«Quella c’ha le palle!»: quante volte l’avete sentito dire di una donna in gamba?
L’ho detto anch’io in passato, lo confesso. Ma ci sono mille modi migliori per fare un complimento a una collega o un’amica. Dire che una «c’ha le palle» è implicitamente equipararla a un uomo. Le parole contano.
Il sottotesto? Per essere considerate di successo, le donne devono adottare comportamenti tipicamente maschili. E infatti, chi ha sfondato il soffitto di cristallo spesso lo ha fatto sacrificando altri aspetti della propria vita o rinunciando a esprimere il proprio stile di leadership.

Leadership femminile… o leadership senza etichette?
Negli ultimi anni, sempre più aziende si sono impegnate a promuovere la leadership femminile. Programmi di mentoring, quote rosa, empowerment. Ottimo. Ma le donne ai vertici sono ancora poche e, quando ci arrivano, si trovano a dover incarnare un modello di leadership che sembra scritto nel secolo scorso. Ancora oggi, chi guida deve dimostrare di avere “le palle”.
Non si tratta solo di aumentare la rappresentanza femminile. La vera domanda è: vogliamo più donne nei board, o vogliamo cambiare il concetto stesso di leadership?

Oltre i vecchi modelli: un cambio di paradigma necessario
Per anni ci hanno detto che per essere leader bisognava incarnare forza e decisionismo. Poi hanno aggiunto che bisognava anche essere empatici e comprensivi. Insomma, oggi sembra che l’unico modo per essere un buon capo sia essere tutto e il contrario di tutto. Alla fine, il bilanciamento tra forza e empatia sembra ricadere maggiormente sulle donne.

Molti studi, tra cui una ricerca della University of Queensland Business School, hanno evidenziato che i modelli di leadership tradizionali enfatizzano il comando e il controllo, trascurando approcci più orientati alla collaborazione e alla valorizzazione del team. Quindi, il punto non è mettere più donne nei ruoli decisionali, ma chiedersi se quei ruoli siano stati pensati per permettere a tutti di esprimere il proprio valore senza dover rientrare in una categoria preconfezionata.

Un’alternativa al modello dominante
Se, come dice Sheryl Sandberg nel suo libro Facciamoci avanti: Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire, un aereo ha bisogno di due ali per volare, allora l’ala delle donne deve portare un valore aggiunto diverso e complementare.

In generale, ci viene riconosciuta una grande capacità di ascolto, mediazione e collaborazione. Abbiamo dalla nostra l’empatia e forse sappiamo valorizzare meglio le diversità, invece di nasconderle e azzerarle. Questo almeno è quanto ho letto in diversi testi sul tema. E voi? Avete avuto questa impressione nella vostra esperienza?

Bisogna però fare attenzione a non sostituire un modello rigido con un altro. Ognuno ha diritto al proprio stile di leadership, perché non esiste un unico modo giusto di guidare. Allo stesso tempo, è fondamentale ampliare le possibilità, affinché chiunque, indipendentemente dal genere, possa trovare un approccio che rispecchi davvero le proprie capacità e il proprio valore.

Il futuro della leadership: modelli più efficaci, non solo più equi
L’obiettivo non è avere più donne che si comportano “come uomini”, ma ridefinire il concetto stesso di leadership: meno rigida, più strategica, più orientata ai risultati concreti.
L’obiettivo finale è questo, nel rispetto delle persone.

Nelle organizzazioni moderne, uno stile di leadership non autoritario, basato sul lavoro di team e sulla costruzione di relazioni, funziona meglio. Proviamo tutti a sviluppare queste capacità e, la prossima volta che ci viene da dire «Quella c’ha le palle!», mordiamoci le labbra.

Perché la leadership non si misura dal genere, ma dalla capacità di far crescere chi ci sta accanto e raggiungere insieme gli obiettivi.
Se vuoi approfondire questi temi, trovi altre riflessioni sulla mia pagina Instagram. Puoi anche guardare l’intervista su People Are People TV, dove ho parlato del mio blog Madonnager.it e della mia visione sulla leadership e sul valore di una formazione continua.

* Chi è l’autrice
Atena Manca è una professionista con 20 anni di esperienza nel marketing e nella comunicazione. Laureata in Economia per l’Arte e la Cultura all’Università Bocconi e con un Master in Marketing a Publitalia ’80, ha completato di recente il corso Mastering Digital Marketing in an AI World alla London Business School. Creatrice del blog Madonnager.it, Atena condivide riflessioni e consigli (anche quelli non richiesti!) su come bilanciare carriera, maternità e vita personale, sempre con un pizzico di ironia.

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