Che cosa sognano i lavoratori italiani? Diffuso il nuovo report di Randstad

Il WorkMonitor 2025 di Randstad fotografa le aspettative dei lavoratori in un mercato in trasformazione. Equilibrio, retribuzione e flessibilità al centro delle scelte professionali

Quali sono le aspettative dei lavoratori rispetto alle trasformazioni che stanno interessando il mercato del lavoro dentro e fuori dai confini italiani? Diverse risposte arrivano da Randstad che ha da poco pubblicato i risultati del WorkMonitor 2025, un’indagine condotta in 35 Paesi. Lo studio ha coinvolto 26.800 persone a livello globale, di cui 756 in Italia, con un focus su valori personali, benessere e flessibilità.

Dall’indagine emerge che i lavoratori attribuiscono sempre più importanza alla compatibilità del lavoro con i propri valori e la propria vita privata. L’87% degli italiani non è disposto ad accettare un impiego che comprometta il benessere personale. Il 46% lascerebbe il proprio lavoro se il datore di lavoro non rispondesse alle richieste di condizioni migliori, segnando un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Il 60%, invece, cercherebbe una nuova occupazione se non si sentisse ascoltato.

Nonostante un quadro generale positivo – con l’84% dei lavoratori che nutre fiducia nella propria azienda e il 76% che si fida dei colleghi – la comunicazione tra dipendenti e datori di lavoro risulta ancora limitata: solo il 34% ha espresso chiaramente le proprie aspettative e appena il 27% ha ricevuto un confronto proattivo dall’azienda.

La flessibilità rimane un nodo critico. Solo il 55% dei lavoratori italiani può scegliere quanto lavorare, il 53% dove lavorare e appena il 49% dice di ricevere adeguato supporto per il congedo parentale o per motivi familiari gravi. Tuttavia, il senso di comunità emerge come elemento determinante: l’89% ritiene che sia essenziale per il benessere mentale e l’88% lavora meglio quando conosce i colleghi.

Le nuove generazioni mostrano maggiore interesse per formazione e innovazione, ritenute fondamentali rispettivamente dal 76% e dal 69% degli intervistati. I principali fattori che guidano le scelte lavorative in Italia restano l’equilibrio tra vita privata e professionale (87%), la sicurezza del posto di lavoro (87%), la realizzazione personale (85%) e la retribuzione (85%). Seguono ferie (78%), assicurazione sanitaria (78%), opportunità di crescita (76%) e avanzamento di carriera (74%).

Sul fronte della mobilità lavorativa, il 41% degli italiani ha chiesto un miglioramento delle condizioni o della retribuzione, ma solo il 21% ha minacciato di dimettersi. I principali motivi che spingono a lasciare un impiego sono la retribuzione insufficiente (41%), la scarsa compatibilità con la vita personale (40%) e un ambiente di lavoro tossico (40%). Al contrario, la mancanza di benefit (55%), di opportunità di carriera (50%) e di flessibilità oraria (45%) sono le principali ragioni per non accettare una nuova offerta.

«Tra i profondi cambiamenti in atto nel mondo del lavoro – osserva Valentina Sangiorgi, Chief HR Officer Randstad -, emerge con forza la richiesta di senso di collettività tra i dipendenti italiani. I benefici della socialità, della fiducia e del senso di appartenenza sul posto di lavoro sono in grado di migliorare performance e benessere, possono essere la vera marcia in più per le persone e per le organizzazioni. Dopo l’esperienza dello Smart Working di massa che in certi casi ha comportato anche isolamento e senso di straniamento, gli italiani oggi sono tra i più convinti che la relazione si costruisca dal vivo. E ricercano formule ibride tra lavoro in presenza e da remoto, per massimizzare insieme i benefici della flessibilità e della relazione con i colleghi. Su questo aspetto, sembra essersi trovato un accordo tra le esigenze di lavoratori e imprese, che secondo i risultati dell’indagine stanno trovando nuovi equilibri per soddisfare le richieste di flessibilità delle persone».

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