
Congedo mestruale e parentale: le iniziative di Ciaodino per i lavoratori non tutelati dalla legge
Per colmare i vuoti legislativi in materia di diritti e welfare aziendale, si fa sempre più determinante il ruolo delle imprese
Come rileva l’associazione umanitaria WeWorld, ogni mese sono circa 1,9 miliardi le donne nel mondo che hanno il ciclo mestruale. In molti casi, i dolori associati alla dismenorrea compromettono la capacità di svolgere regolarmente le attività quotidiane e lavorative, costringendo chi ne soffre a utilizzare permessi o malattie. Ciononostante, in diversi Paesi, tra cui l’Italia, non esiste una normativa che preveda il congedo mestruale.

Situazione simile riguarda i neo-genitori, in particolare i padri e i genitori non partorienti. La legislazione italiana prevede attualmente un congedo obbligatorio di soli dieci giorni per il padre, una delle durate più brevi in Europa. Ciò contribuisce a mantenere un modello di genitorialità sbilanciato, in cui la madre è spesso considerata l’unica figura di riferimento nei primi mesi di vita del bambino.
Alcune aziende stanno intervenendo per colmare queste lacune con politiche di welfare aziendale più inclusive. Tra queste, Ciaodino, digital agency nata nelle Marche nel 2018, ha annunciato l’introduzione del congedo mestruale retribuito e un’estensione del congedo parentale per i lavoratori con figli.
Ciaodino ha deciso di introdurre, a partire da giugno, la possibilità di richiedere fino a otto ore di permesso retribuito al mese per chi soffre di dolori mestruali invalidanti.

«L’obiettivo è garantire un ambiente di lavoro più equo, prendendo in considerazione le esigenze reali delle persone», afferma Matteo Bilancioni, CEO e Founder di Ciaodino. «In un momento in cui molte aziende riducono gli investimenti in politiche di diversity e inclusion, crediamo sia importante fare passi concreti per il benessere dei dipendenti».
La legislazione italiana impone un congedo obbligatorio di dieci giorni per i padri, mentre il congedo parentale facoltativo, retribuito solo al 30% dopo i primi tre mesi, risulta spesso economicamente insostenibile. Per superare questi limiti, Ciaodino ha strutturato un piano di welfare aziendale che prevede:
– Permessi retribuiti per visite mediche prenatali per il genitore non partoriente, a partire dalla comunicazione della gravidanza.
– Otto settimane di congedo facoltativo retribuito al 100%, da usufruire entro il quinto mese di vita del bambino.
– Integrazione salariale per il congedo parentale facoltativo: dal quarto mese, l’azienda aggiunge un’integrazione del 40% alla quota erogata dall’INPS, garantendo al lavoratore il 70% dello stipendio fino al dodicesimo mese di vita del bambino.
– Due ore di permesso giornaliero retribuito per i neo-genitori, aggiuntive rispetto alla riduzione oraria prevista per l’allattamento.
– Tre ore di permesso mensile retribuito per esigenze familiari o malattia del figlio, fino ai tre anni di età.
«L’attuale normativa italiana non garantisce un sostegno sufficiente ai neo-genitori, specialmente ai padri e ai genitori non partorienti», sottolinea Bilancioni. «Abbiamo scelto di estendere i permessi per favorire un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e familiare, senza costringere i lavoratori a rinunciare a una parte significativa del loro reddito».
Le iniziative di Ciaodino sono sintomatiche di un momento in cui il ruolo delle aziende sta diventando sempre più determinante nel colmare i vuoti normativi in materia di welfare e parità di genere.
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