
Lavoro ibrido: la chiave per la crescita?
Maggiore ottimismo, produttività e risparmi per le aziende flessibili: lo rivela una nuova analisi di International Workplace Group
Nel dibattito sempre molto vivo sul futuro del lavoro c’è un dato che emerge con chiarezza: le aziende che adottano un modello ibrido guardano con maggiore fiducia al 2025 rispetto a quelle che impongono la presenza in ufficio. Si tratta di una scelta che non soltanto migliora la produttività e l’attrattività per i talenti, ma consente anche di ridurre i costi operativi.
Lo rivela un recente studio di International Workplace Group (IWG), leader globale negli spazi di lavoro flessibili (con marchi come Regus, Spaces, Copernico e Signature). La survey, condotta su un campione di oltre mille CEO e dirigenti a livello internazionale, mostra come il lavoro ibrido stia plasmando il futuro delle imprese, influenzando direttamente il loro livello di ottimismo.
Secondo l’analisi, il 75% delle aziende ibride prevede una crescita nel 2025, contro il 58% di quelle tradizionali. Il motivo? L’adozione di modelli flessibili permette di ottimizzare i costi: il 79% delle aziende che operano in modalità ibrida ha registrato risparmi, riducendo la superficie degli uffici a favore di soluzioni più agili. Inoltre, il 75% ritiene che il lavoro ibrido aiuti a mitigare le sfide economiche, come l’aumento delle tasse e l’instabilità dei mercati.

Anche la percezione dell’economia è diversa: il 63% dei leader delle aziende flessibili si dichiara più ottimista rispetto all’anno scorso, contro il 44% di chi mantiene un modello tradizionale.
Ma l’efficacia del modello ibrido non si limita ai bilanci: ha un impatto diretto anche sulla produttività e sulla fidelizzazione dei dipendenti. Il 72% delle aziende flessibili ha riscontrato un aumento della produttività, mentre il 71% afferma di attrarre e trattenere più facilmente i migliori professionisti.
È una fiducia si riflette anche nelle prospettive di crescita e assunzione: il 67% delle aziende ibride prevede un’espansione del business nel 2025 e il 48% conta di assumere nuovo personale. Per le aziende con un modello rigido, le percentuali scendono rispettivamente al 51% e 38%.
«Questi tempi difficili spingono i CEO a riflettere sul percorso da intraprendere», spiega Mark Dixon, CEO di IWG. «Le aziende che mirano alla redditività sanno che il loro valore risiede nei talenti. Adottando il lavoro ibrido, riducono i costi e migliorano la soddisfazione e la produttività dei dipendenti. Non sorprende che siano proprio loro a guardare con ottimismo al futuro».
In Italia, il lavoro flessibile è ormai una realtà consolidata nelle grandi imprese, dove il 96% ha adottato iniziative di smart working. La percentuale scende al 53% nelle PMI, mentre nella Pubblica Amministrazione si attesta attorno al 61%.
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nel 2024 il numero di lavoratori in modalità agile è rimasto stabile a 3,55 milioni, segnalando un equilibrio tra chi ha consolidato il modello e chi è tornato a una maggiore presenza in ufficio.
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