D come Delega, una (sana) abitudine ancora troppo poco diffusa

Questa settimana Atena Manca ci offre le sue riflessioni maturate in aula come formatrice e fuori, nella sua vita, sul rapporto che lega la gestione del tempo e la fiducia negli altri. Imparare a delegare è a suo avviso il segreto per ridare spazio al pensiero strategico e alla cura delle persone.

di Atena Manca*

C’è una lettera che, nei corsi di formazione sulla gestione del tempo, torna spesso sotto forma di ostacolo. È la D di Delega. Fa parte delle aree chiave nella matrice di Eisenhower e nel metodo ABCDE, eppure continua a mettere in difficoltà. Forse non per mancanza di strumenti, ma per qualcosa di più profondo.

Grazie alla mia esperienza come formatrice per Fabbrica di Lampadine, ho modo di osservarlo da vicino: molti professionisti riconoscono l’importanza della delega, ma fanno fatica a metterla in pratica. A volte ci si vergogna di chiedere. Per un atavico senso del dovere o di colpa. Ma un buon manager sa che il proprio tempo va impiegato nel modo corretto. A volte non manca la volontà, ma delegare richiede tempo, pazienza e una certa dose di rinuncia al controllo. Significa lasciare spazio agli altri, accettare che il risultato non sarà identico a quello che avremmo prodotto noi. Ma è proprio qui che inizia il cambiamento (e migliora la vita!)

Cosa delegare, davvero?
Nella matrice di Eisenhower, le attività da delegare sono quelle urgenti ma meno importanti: devono essere fatte in tempi brevi, ma non necessariamente da noi. Spesso sono compiti esecutivi, pratici, organizzativi.

Nel metodo ABCDE, invece, corrispondono alla lettera “D”: attività da gestire, ma che possono essere affidate a qualcun altro senza compromettere l’efficacia generale del lavoro. Il tempo guadagnato è quello che possiamo dedicare a ciò che conta davvero: pensiero strategico, decisioni ad alto impatto, cura delle persone.

Dietro la delega: fiducia ed empowerment
Delegare non è però solo un gesto operativo. È un atto di fiducia. Non solo nel proprio team, ma più in generale negli altri. A casa, al lavoro, nelle relazioni. E, se ben fatto, diventa un potente strumento di empowerment. Permette agli altri di crescere, di sperimentare, di sentirsi davvero coinvolti.

Quando ci liberiamo dalla convinzione che solo il nostro modo sia quello giusto, scopriamo che anche altri approcci possono funzionare. Diversi, certo. A volte persino migliori.
Delegare richiede esercizio, ma soprattutto un cambio di prospettiva. Non si tratta di mollare il controllo, ma di trasformarlo in guida. Non è un tema di “scaricare”, ma di accompagnare. E, passo dopo passo, le relazioni diventano anche più solide perché si rafforza la fiducia.

E tu come sei messo a delega?
Parlo di questi temi anche nelle video pills dedicate a chi gestisce persone e vuole migliorare la propria leadership, imparando a lavorare con più consapevolezza.
Per restare aggiornati, potete seguire il mio blog Madonnager.it e la mia pagina Instagram.
Ci vediamo (anche) lì.

* Chi è l’autrice
Atena Manca è una professionista con 20 anni di esperienza nel marketing e nella comunicazione. Laureata in Economia per l’Arte e la Cultura all’Università Bocconi e con un Master in Marketing a Publitalia ’80, ha completato di recente il corso Mastering Digital Marketing in an AI World alla London Business School. Creatrice del blog Madonnager.it, Atena condivide riflessioni e consigli (anche quelli non richiesti!) su come bilanciare carriera, maternità e vita personale, sempre con un pizzico di ironia.

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