
Lavorare per vivere: Trieste, Perugia e Vicenza sul podio del work-life balance
Il bilanciamento tra lavoro e vita privata è oggi una priorità, soprattutto per i giovani. Una nuova classifica svela dove, in Italia, si vive (e lavora) meglio. In testa Trieste, in coda le grandi città
Il tempo libero, le relazioni personali, la salute mentale e la qualità della vita pesano sempre più nelle nostre scelte professionali. La retorica del “vivere per lavorare” lascia spazio al desiderio, concreto, di “lavorare per vivere” e di trovare un sano equilibrio tra lavoro e vita privata.
A spingere questo cambio di paradigma sono soprattutto le nuove generazioni. In Italia, 7 under 35 su 10 cercano un impiego che consenta di lavorare senza rinunciare alla propria vita personale. Il contesto in cui si vive rappresenta un elemento che impatta ulteriormente sulla qualità della vita: città vivibili, servizi efficienti e costi accessibili fanno la differenza.

A raccontare dove questo equilibrio è più realizzabile è l’indagine “Work-life balance in Italia: le città dove si vive e lavora meglio” condotta da Cvapp, che ha analizzato 43 città italiane con oltre 100.000 abitanti sulla base di 13 indicatori, suddivisi in cinque aree: lavoro, casa, qualità della vita, servizi e tempo libero.
In cima alla classifica troviamo Trieste, prima per offerta culturale e ricreativa, ottava per salario medio annuo (25.164 €), nona per occupazione (76,6%) e qualità ambientale. La città giuliana si conferma una realtà a misura di persona.
Al secondo posto Perugia, al terzo Vicenza. Appena fuori dal podio spiccano Bergamo, prima per qualità della vita, e Prato, eccellenza nazionale per minor divario salariale di genere.
Completano la top 10: Ravenna, Reggio Emilia, Padova, Modena e Parma.

E le grandi città? La situazione cambia radicalmente quando si osservano i grandi centri urbani. Nessuna tra le cinque città italiane più popolose compare nella top 20. Milano, pur vantando il salario medio più alto d’Italia (32.472 €) e una solida ed efficiente rete di servizi (4° posto), si ferma al 23° posto, penalizzata dai costi elevatissimi di vita e abitazione: affitto medio a 22,52 €/mq, acquisto a oltre 5.400 €/mq.
Roma è 33esima: si difende bene per divario salariale basso e offerta culturale, ma è frenata da un mercato immobiliare proibitivo (165 mensilità per comprare casa) e spese mensili tra le più alte (784 €).
Torino segue al 35° posto: bene per salario medio (sesta in Italia con 25.428 €) e vita culturale, ma male per solitudine e costi.
Palermo, 38esima, si distingue per minore percezione della solitudine e case accessibili, ma crolla sul fronte occupazionale (terz’ultimo posto) e per qualità di servizi.
Chiude la classifica Napoli, ultima tra le grandi città, con un tasso di occupazione tra i più bassi (45,4%) e prezzi immobiliari elevati rispetto al resto del Sud. La città partenopea è penultima, superata solo da Reggio Calabria.
In sostanza, le città di medie dimensioni, spesso lontane dai grandi flussi e dal caos metropolitano, garantiscono oggi un equilibrio più solido tra sfera personale e professionale. Hanno costi più contenuti, servizi che funzionano e una buona qualità dell’aria e del tempo libero.
Per i lavoratori, soprattutto i più giovani, è qui che si costruisce una vita che valga la pena di essere vissuta anche fuori dall’ufficio.
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