L’estate sta finendo, ma il lavoro stabile regge: pubblicati i dati Istat sul secondo trimestre 2024

Diffusi i dati Istat sull'andamento nel mercato del lavoro nel secondo trimestre 2024: in aumento il lavoro stabile, positivo anche il bilancio provvisorio di luglio.

I dati Istat sul mercato del lavoro nel secondo trimestre 2024 parlano di un aumento dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato

Con la stagione estiva agli sgoccioli, dall’Istat arriva già un primo bilancio provvisorio sull’incremento nel numero di occupati complessivo registrato lo scorso luglio, pari a 56 mila unità in più rispetto al totale di quasi 24 mila persone. Il dato è contenuto nel Rapporto diffuso nei giorni scorsi dall’Istituto nazionale di statistica sull’andamento nel mercato del lavoro nel secondo trimestre del 2024, sintetizzato in un comunicato stampa visibile sul sito ufficiale dell’Istituto nazionale di statistica.

L’incremento, per certi aspetti fisiologico, dei lavoratori stagionali si inserisce in un generale aumento degli occupati registrato anche nel secondo trimestre nel nostro Paese come già successo nei sei trimestri precedenti, «seppur con minore intensità», precisa l’Istat nel suo comunicato stampa.

La quota maggiore di persone al lavoro è in ogni caso avvalorata anche dall’aumento nel numero delle ore lavorate, salite dell’1,6% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso.

Che tipo di lavoratori sono in aumento? Secondo l’Istat, sono i dipendenti a tempo indeterminato (+ 141 mila), saliti in percentuale di quasi un punto, rispetto al primo trimestre del 2024, in linea con l’incremento complessivo pari a + 124 mila unità (+ 0,5% in più rispetto al periodo gennaio – marzo).

Salita di 38 mila unità, poi, anche la quota dei lavoratori indipendenti, pari allo 0,7% in più rispetto al primo trimestre. I due dati si contrappongono in positivo alla diminuzione dei lavoratori dipendenti con contratti a termine, scesi di 55 mila unità (-1,95). In calo, tra l’altro, anche i disoccupati in generale di 84 mila unità, ossia di quasi il 5% in tre mesi.

Non tutto ciò che luccica è però oro, se si considera anche la crescita nella quota di inattivi, pari a 32 mila persone in più, con il relativo tasso di inattività stabile al 33,1%, contro una diminuzione dello 0,3% di quello di disoccupazione, che si attesta quindi a quasi il 7%.

Mettendosi dal lato delle imprese, il comunicato stampa dell’Istat registra un’analoga crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti, osservata già a partire dal secondo trimestre 2021. «L’intensità della crescita – precisa l’Istat – è simile per la componente a tempo pieno e lievemente inferiore per quella a tempo parziale (+0,4%); anche in termini tendenziali la crescita delle posizioni dipendenti (+2,6%) è più marcata tra i full time (anch’essa a +2,6%) e leggermente più contenuta tra i part time (+2,4%)».

In lieve flessione (di circa un punto percentuale) sarebbero poi le ore lavorate per dipendente, che diminuiscono in termini congiunturali, «pur aumentando in termini tendenziali (+0,3%)», osserva ancora l’Istat.

In calo è inoltre il ricorso alla cassa integrazione, sceso a 7,5 ore ogni mille ore lavorate.

Tra gli altri dati, da segnalare anche il «consistente aumento su base congiunturale» del costo del lavoro per unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula)”, pari all’1,9%, «per effetto della crescita sia delle retribuzioni (+1,7%) sia, in misura lievemente superiore, dei contributi sociali (+2,4)», aggiunge il comunicato.

La crescita delle retribuzioni avrebbe prodotto anche un generale aumento del costo del lavoro anche in termini tendenziali, che si attesta al 4,5%, «ancora una volta per effetto della significativa crescita sia della componente retributiva (+4,7%) sia dei contributi sociali (+4,4%)», precisa in chiusura l’Istat.

Nel secondo trimestre del 2024, conclude il comunicato, gli stipendi sarebbero in definitiva sì aumentati, ma in prevalenza, per effetto delle «erogazioni economiche previste nei rinnovi contrattuali».

Segui la diretta di: