Sì al counseling in azienda, una scelta strategica che fa bene alle persone e alla produttività
Meno stress e rischio burnout, più collaborazione e dialogo tra colleghi, più produttività per l'azienda: sono questi i principali benefici portati dall'introduzione del counseling nei luoghi di lavoro, un tipo di formazione che richiede adeguata preparazione e sensibilità personale.
In un mondo del lavoro sempre più complesso, le aziende devono prestare attenzione non solo alle performance, ma anche al benessere delle proprie persone. In questo contesto, la figura del counselor aziendale emerge come un alleato fondamentale per migliorare il clima lavorativo e potenziare le risorse umane. Chi è il counselor aziendale? Vediamolo insieme.
Per cominciare, vi riporto la mia personale esperienza.
In qualità di un counselor aziendale professionista, mi sono specializzata nel supporto psicologico e nella consulenza all’interno dell’ambiente lavorativo. La mia formazione comprende infatti competenze in psicologia, comunicazione, gestione dei conflitti e sviluppo personale. L’obiettivo principale del mio lavoro consiste quindi nel migliorare il benessere delle persone, creando un ambiente di lavoro positivo e produttivo.
Se però qualcuno di voi si stesse domandando che cosa fa in generale un counselor aziendale, eccovi una possibile risposta.
Il counselor offre diverse forme di supporto, come ad esempio:
- Ascolto attivo e supporto emotivo: fornisce uno spazio sicuro per i dipendenti per esprimere preoccupazioni e stress legati al lavoro.
- Sviluppo delle competenze relazionali: aiuta a migliorare le abilità comunicative, promuovendo un ambiente collaborativo.
- Gestione dello stress e del conflitto: insegna tecniche per gestire lo stress e risolvere i conflitti in modo costruttivo.
- Supporto al cambiamento organizzativo: affianca le aziende durante i processi di cambiamento, facilitando l’adattamento delle persone.
L’elenco sopra riportato lascia intuire che per un’azienda che si avvalga di una figura simile vi siano diversi benefici. Quali?
Tra gli altri, il counseling aziendale produce:
- Miglioramento del benessere psicologico: riduce il rischio di burnout e ansia, contribuendo a una maggiore soddisfazione lavorativa.
- Aumento della produttività: dipendenti sereni e motivati lavorano meglio e con maggiore impegno.
- Fidelizzazione dei talenti: un ambiente che promuove il benessere favorisce la retention dei dipendenti, riducendo il turnover.
- Cultura aziendale positiva: la presenza di un counselor aiuta a costruire una cultura di supporto e apertura.
- Miglioramento delle relazioni interpersonali: favorisce la cooperazione e il rispetto reciproco tra colleghi.
In questo contesto, la mia formazione e il mio interesse si sono orientati sempre di più alla cura delle persone, con un’attenzione crescente ai loro bisogni, nel loro privato e più nello specifico al lavoro.
Come già scritto nel mio precedente articolo, dalla combinazione della mia storia di counselor con i miei interessi è nato il mio format «Walking in progress con cuffia, musica e parole guidate», un percorso di benessere al benessere innovativo.
Camminare all’aria aperta, accompagnati da musica e parole motivazionali, stimola infatti non solo il corpo, ma anche la mente. I benefici includono:
- Riduzione dello stress: l’attività fisica e la musica favoriscono il rilascio di endorfine, migliorando l’umore.
- Creatività e chiarezza mentale: muoversi mentre si ascoltano messaggi positivi può aiutare a sbloccare la creatività e a chiarire le idee.
- Miglioramento delle relazioni: sessioni di counseling all’aperto favoriscono la costruzione di legami più forti tra colleghi.
A mio avviso, integrare il benessere nei programmi di formazione è dunque basilare.
Per un formatore contemporaneo, non si tratta infatti solo di sviluppare competenze tecniche, ma proprio di prendersi cura delle persone, ossia far sì che i protagonisti della formazione possano lasciar affiorare le proprie emozioni. In questo processo il formatore deve guidare i partecipanti affinché la loro interiorità più profonda emerga in maniera sana e consapevole. Non esprimere, o addirittura reprimere le proprie emozioni può portare a stress, isolamento e conflitti. E tuttavia l’equilibrio è la chiave: imparare a riconoscere e gestire le emozioni può favorire il benessere individuale e collettivo.
Concludendo, investire nel benessere dei dipendenti è una scelta strategica per ogni azienda. Proprio come il nome della qui presente testata, è insomma arrivato infatti il tempo di riconoscere che «le persone sono persone» e che il loro benessere è la chiave del successo aziendale.
Chi sono* (da LinkedIn)
Counselor dal 2021, sono anche triatleta IronWoman e Maratoneta. Ogni mia scelta è in linea con il mio sentire, guidato dall’attenzione costante alle persone che coinvolgo in progetti di benessere basati su ascolto ed empatia.