Fonte di promesse, ma anche di ansia: i lavoratori giudicano la Gen IA nella survey di Adp Research

L'impatto dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro è fonte di promesse, ma anche di preoccupazioni. Lo sostiene una survey di Adp Research che ha coinvolto 34 mila lavoratori, di cui duemila in Italia.

Fonte di promesse, ma anche di preoccupazione: è duplice la percezione suscitata dall’ingresso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, con alcune significative differenze da Paese a Paese. L’Italia, per esempio, è tra le prime cinque nazioni per numero di persone che la ritiene poco impattante. Il dato è contenuto nella survey People at Work 2024: A Global Workforce View promossa dall’ADP Research

Condotta su oltre 34.000 lavoratori in 18 Paesi, di cui circa duemila in Italia, la ricerca ha messo in luce un 42% dei dipendenti di tutto il mondo che pensa che le proprie mansioni verranno affidate, totalmente o in parte, all’IA. Simile (pari al 43% del totale) è la percentuale di lavoratori che pensa che l’IA avrà un impatto positivo sul mondo del lavoro in generale.

Tra chi ritiene la nuova tecnologia innovativa utile per la semplificazione delle proprie mansioni, si trova il 17% del campione che si sente abbastanza sicuro sulla stabilità del proprio posto di lavoro. Al contrario, i lavoratori che non sono sufficientemente informati sugli sviluppi dell’IA sono anche i più insicuri e rappresentano il 18% del totale degli intervistati.

In ogni caso, oltre il 25% del campione pensa che l’IA li aiuterà con determinati compiti e quasi il 20% pensa che li aiuterà quotidianamente.

Alla base delle diverse percezioni sull’innovazione digitale c’è un’evidente differenza nel modo in cui si giudicano le proprie competenze: il 70% degli intervistati è sicuro che siano sufficienti per avanzare nella propria carriera al livello superiore nei prossimi tre anni. Tra quelli che pensano che l’IA li aiuterà solo occasionalmente, ne è convinto il 65%. Anche tra i lavoratori che credono che l’IA sostituirà alcune delle loro funzioni, infine, la maggioranza (58%) ritiene di avere le competenze richieste.

Al contrario, i lavoratori più spaventati dall’avvento dell’IA sono quelli che hanno meno fiducia nelle proprie competenze: solo il 45% di loro pensa che serviranno nella propria carriera lavorativa.

In maniera analoga, ci sono lavoratori che ritengono che l’IA non avrà alcun impatto sul loro lavoro: i primi cinque Paesi meno preoccupati sono, oltre all’Italia, anche Polonia, Paesi Bassi, Germania e Regno Unito.

In sintesi, questi risultati mostrano un divario nella fiducia nelle competenze.

Meno della metà dei lavoratori ritiene inoltre che il proprio datore di lavoro investa nelle competenze di cui necessita per fare carriera e quasi la metà afferma che le competenze richieste nel futuro richiederanno conoscenze tecnologiche che non sono necessarie nel loro lavoro attuale.

A questo proposito, Marcela Uribe, general manager ADP Southern Europe & Africa, afferma: «Sebbene l’IA offra un’enorme promessa nel migliorare la produttività e stimolare l’innovazione, è fondamentale che le organizzazioni affrontino le preoccupazioni dei dipendenti e accompagnino la transizione verso l’integrazione dell’IA nel posto di lavoro».

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