Fondazione Adecco e UNHCR: ancora insieme per costruire ponti nel lavoro
Il W.E.C. Project evolve, ampliando la rete per l’inclusione professionale dei rifugiati e rafforzando la connessione tra imprese, società civile e istituzioni
Fondazione Adecco rilancia per il 2025 la collaborazione con UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, col proposito di dare continuità a un impegno iniziato nel 2017 e concretizzato in un modello ormai consolidato: rete multistakeholder, welfare generativo, piattaforme condivise. Al centro, la promozione dell’occupabilità delle persone rifugiate e richiedenti asilo, con una strategia fondata su alleanze tra imprese, enti del Terzo Settore e istituzioni pubbliche.

Il progetto, denominato W.E.C. Project – Welcome Empowering Connections: bridges to refugee’s job inclusion, punta a superare le barriere che ancora ostacolano l’inclusione lavorativa, con l’obiettivo di rafforzare l’accesso al mercato del lavoro per le persone con protezione internazionale, anche per chi resta fuori dalle reti istituzionali o dai circuiti formali di supporto.
Tra gli strumenti centrali, la piattaforma digitale Welcome in One Click, che si propone come spazio comune di incontro tra rifugiati, aziende, enti di formazione e organizzazioni non profit. Una rete nazionale che evolve in un luogo dinamico, in grado di generare percorsi formativi, orientamento e occasioni di inserimento professionale. Il progetto si muove anche sul fronte delle corporate partnership, valorizzando la sinergia tra imprese e società civile. Un modello di welfare di prossimità che fa leva sulla responsabilità condivisa e sulla capacità di generare impatto reale, sul territorio e sulle persone.
«Il lavoro», afferma Francesco Reale, Segretario Generale di Fondazione Adecco, «è uno straordinario strumento di inclusione sociale: restituisce dignità alle persone e garantisce autonomia economica. La collaborazione con UNHCR, consolidata in questi anni, rappresenta un modello virtuoso di intervento che, da un lato, valorizza le competenze e il talento delle persone – superando lo status di rifugiato -, e dall’altro riafferma l’importanza di costruire una rete multilivello e multistakeholder. Un’alleanza tra mondo profit e no profit, tra pubblico e privato, capace di aprire un dialogo efficace, duraturo e replicabile. Il progetto WEC è una sfida cruciale per la sostenibilità sociale e per affrontare in modo sistemico i vincoli all’occupabilità delle persone rifugiate. Quest’anno, poi, l’impegno si amplia con un’attenzione particolare anche alle donne rifugiate sopravvissute alla violenza di genere. La piattaforma Welcome in One Click consente di mettere a sistema la rete costruita negli anni a livello nazionale, offrendo nuove opportunità di inclusione e formazione, con l’obiettivo di restituire alle persone speranza e un futuro concreto».

Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, invece, sottolinea come l’inclusione dei rifugiati non sia solo un atto dovuto, ma costituisce una risorsa per il Paese, capace di generare sviluppo e coesione. «L’inclusione lavorativa non è solo un’opportunità per i rifugiati, ma un motore di crescita per tutta la società. Il lavoro è il carburante che alimenta dignità, autostima e indipendenza, aiutando le persone a integrarsi, sentirsi parte della comunità e contribuire al suo sviluppo. Chi accoglie i rifugiati ha l’occasione di scoprirne e valorizzarne il potenziale. Con il W.E.C. Project, trasformiamo queste opportunità in realtà, creando connessioni concrete tra il mondo del lavoro e le persone rifugiate, con strumenti e percorsi che favoriscono la loro piena inclusione professionale e sociale. Questo è un tassello fondamentale della protezione internazionale. La nostra collaborazione con Fondazione Adecco dimostra che il contributo del settore privato è essenziale per costruire opportunità lavorative sostenibili e dare vita a una società più giusta, aperta e inclusiva».
Nel 2025 il progetto amplia il proprio raggio d’azione, introducendo anche un percorso di Capacity Building per le operatrici dell’associazione Differenza Donna, con l’obiettivo di rafforzare le competenze tecniche di chi lavora al fianco delle donne rifugiate sopravvissute a violenze di genere. L’inserimento lavorativo, in questo caso, rappresenta uno strumento concreto per ricostruire autonomia, indipendenza e sicurezza.
