Parità di genere: 130 corsi per accompagnare le PMI venete verso la certificazione UNI/PdR 125:2022

Fòrema guida il progetto regionale che vuole ridurre i divari e costruire ambienti di lavoro più equi e inclusivi. Intanto, Veneto Lavoro comunica che il lavoro tiene, ma rallenta: a inizio 2025 saldo positivo, ma sotto le attese

Nonostante le trasformazioni culturali e legislative degli ultimi anni, il mondo del lavoro continua a restituire l’immagine di un equilibrio incompleto. La parità di genere resta, in molti contesti, un obiettivo lontano: persistono squilibri nelle retribuzioni, nei ruoli dirigenziali, nelle opportunità di carriera. Gli stereotipi resistono, influenzano le scelte, distorcono le valutazioni, limitano le possibilità.
Non è soltanto una questione di giustizia: la mancata inclusione è un ostacolo per la crescita e l’innovazione. Un freno, più che un difetto del sistema. “Esiste una ‘autolimitazione’ del mercato del lavoro, le donne sono vittime di bias cognitivi che alimentano i divari di genere tradizionali”, si legge nel rapporto che accompagna l’iniziativa promossa da Fòrema, società di formazione di Confindustria Veneto Est.

Roberto Baldo

In collaborazione con il Ministero del Lavoro, la Regione del Veneto e Veneto Lavoro, Fòrema coordina KPI4SIS, un progetto regionale che mette a disposizione percorsi formativi gratuiti per le piccole e medie imprese interessate a ottenere la certificazione UNI/PdR 125:2022 sulla parità di genere.
Il programma prevede l’attivazione di circa 130 corsi entro giugno, sia online che in presenza. L’obiettivo è quello di fornire gli strumenti per interpretare correttamente i KPI (indicatori chiave di prestazione) richiesti dalla normativa e favorire l’adozione di modelli organizzativi inclusivi, capaci di migliorare il benessere aziendale e la produttività.
«Vogliamo aiutare le aziende ad adottare un modello organizzativo all’avanguardia e creare un ambiente di lavoro più inclusivo e produttivo», spiega Roberto Baldo, responsabile dei progetti finanziati per Fòrema e coordinatore del progetto.

Perché conviene investire sull’equità? Oltre al valore etico e culturale, la certificazione promette vantaggi tangibili:
– maggiore attrattività per i talenti,
– punteggi più alti in bandi e appalti pubblici,
– accesso agevolato ai fondi ESG,
– reputazione aziendale rafforzata.

«Il tutto porta a vantaggi concreti per le aziende, dalla maggiore attrattività e produttività dei collaboratori ai punteggi maggiori quando si partecipa a bandi e appalti pubblici. Ma non si tratta solo di accedere ai nuovi mercati – prosegue Baldo – in ballo c’è anche l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ESG e dimostrare l’impegno aziendale per la parità di genere, attirando i migliori talenti e offrendo loro un ambiente di lavoro stimolante e gratificante».

I numeri parlano di una tendenza evidente. In Veneto, le aziende che hanno ottenuto la certificazione di parità sono passate da 800 nel 2023 a oltre 2.500 nel 2025. Un incremento significativo che coinvolge l’intero territorio:
– quasi 700 aziende certificate nel Veneziano,
– 500 nel Padovano,
– oltre 300 a Vicenza e Verona.

Per favorire l’accesso e la comprensione dei percorsi, Fòrema ha programmato una serie di webinar informativi. Il primo appuntamento scatta oggi, 16 aprile, con Giorgia Zanin, dedicato all’introduzione della normativa. Seguirà, il 22 aprile, un incontro condotto da Ilaria Trinca sul tema delle molestie e discriminazioni nei luoghi di lavoro, oggi riconosciute come rischio psicosociale.

Il corso si propone di riconoscere, prevenire e gestire questi fenomeni, con strumenti concreti a disposizione delle aziende.
Parallelamente, Fòrema lancerà un’indagine regionale per valutare la percezione e l’impatto della legge sulla parità di genere tra le imprese. Il sondaggio – realizzato in collaborazione con la Regione Veneto e Veneto Lavoro – ha lo scopo di raccogliere dati qualitativi e quantitativi, utili a orientare le politiche future. Le aziende interessate possono partecipare compilando il questionario a questo link.

Il progetto si rivolge alle figure chiave del cambiamento organizzativo: imprenditori, HR manager, CFO, responsabili amministrativi, professionisti della formazione e della consulenza. A loro il compito di trasformare le buone intenzioni in strategie concrete.

Intanto, Veneto Lavoro, l’agenzia regionale che monitora l’occupazione, comunica che il mercato del lavoro veneto ha aperto il 2025 con numeri positivi, ma meno brillanti rispetto al passato recente. Il primo trimestre si è chiuso con un saldo di +21.300 posizioni lavorative dipendenti, in calo rispetto alle +28.700 registrate nello stesso periodo del 2024. Un rallentamento che, più che a segnali strutturali, è legato al calendario: la Pasqua “alta” ha posticipato l’avvio della stagione turistica, con un effetto immediato sulle assunzioni di marzo, diminuite dell’11%.

Il quadro generale – sottolinea Veneto Lavoro – rimane solido, soprattutto nel confronto con altri contesti territoriali, ma evidenzia segnali di cautela da parte delle imprese.
Il dato più rilevante riguarda l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, cresciuti di +11.600 unità, grazie alla trasformazione di contratti a termine e alla stabilità nelle cessazioni. Un segnale positivo, che in parte compensa la forte riduzione del lavoro stagionale, con il quasi dimezzamento delle assunzioni a tempo determinato, effetto diretto della frenata del turismo.
In controtendenza, invece, l’apprendistato: 240 posizioni in meno, a fronte di una diminuzione delle attivazioni del 9%. Un indicatore che potrebbe riflettere una minore propensione delle aziende a investire nella formazione giovanile in un contesto economico ancora incerto.

Quali le categorie più penalizzate? La flessione della domanda di lavoro si è concentrata su donne (-9%), cittadini italiani e lavoratori tra i 30 e i 54 anni, una fascia tradizionalmente stabile nel mercato occupazionale. Anche il part-time, pur rimanendo su livelli elevati, mostra una lieve contrazione, attestandosi al 33% delle nuove attivazioni.
Le cessazioni, invece, restano su livelli stabili: l’aumento delle scadenze di contratto (+17%) è stato compensato dalla riduzione di licenziamenti e dimissioni, segno di un mercato in fase di consolidamento ma ancora prudente.

Sul piano territoriale, Verona guida la classifica delle nuove assunzioni con 40.842 contratti nel primo trimestre, seguita da Venezia (36.759) e Padova (24.434). Tuttavia, è proprio nelle province leader che si registrano le contrazioni più marcate: -20% a Verona, -12% a Venezia. Segno che il rallentamento è diffuso e riguarda anche i motori occupazionali della regione.

Il calo del 5% nella domanda di lavoro è un dato che attraversa tutto il trimestre, e non si limita alla frenata stagionale. Come osservano gli analisti di Veneto Lavoro, “il ritardo della stagione turistica ha avuto un impatto rilevante sulle assunzioni, ma non esaurisce da solo le cause del rallentamento”.

Il 2025 si apre dunque con un mercato del lavoro che regge, ma lo fa con maggiore prudenza. La domanda interna mostra segnali di attesa, mentre i dati su contratti e cessazioni raccontano una dinamica in evoluzione, sospesa tra stabilità e cautela.

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