
Lavoro in Italia: il Sud resta indietro, il divario di genere pesa ancora
Nonostante l’occupazione sia in crescita, il Mezzogiorno rimane tra le aree più fragili d’Europa. Il gender gap resta elevato, ma l’istruzione si conferma fattore decisivo per avvicinare uomini e donne al lavoro
L’occupazione in Italia continua a crescere, ma la fotografia del mercato del lavoro nel 2024 restituita dai dati Eurostat evidenzia disuguaglianze territoriali e di genere ancora profonde. Se il tasso medio di occupazione nel Paese è salito al 62,2%, resta comunque ben al di sotto della media europea, che si attesta al 70,8%. Le regioni del Sud, in particolare, rimangono in forte ritardo.

Tre regioni del nostro Sud – Calabria, Campania e Sicilia – figurano tra le quattro aree europee con il più basso tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni. Peggio fa solo la Guyana Francese, dipartimento d’Oltremare.
Nel dettaglio:
Calabria: 44,8% (+0,2 punti rispetto al 2023)
Campania: 45,4% (+1 punto)
Sicilia: 46,8% (+1,9 punti).
La crescita è marginale, e non colma un divario strutturale rispetto al resto del Paese e all’Europa.
Le differenze occupazionali tra uomini e donne restano marcate, ma il livello di istruzione si conferma un elemento decisivo per ridurle.
Nel complesso, in Italia il tasso di occupazione femminile (20-64 anni) è al 57,4%, contro una media UE del 70,8%: una differenza di oltre 13 punti percentuali. Tuttavia, tra le donne laureate il divario si riduce drasticamente:
Italia: 79,3%
UE: 84,3%
Un gap di soli 5 punti.
La distanza si amplia invece tra le donne con livelli di istruzione più bassi:
Solo licenza media: 36,6% di occupate in Italia, contro il 47,3% in UE
Diploma di scuola superiore: 58,6% in Italia, 68,9% in UE
Il divario di genere più marcato si osserva tra le persone con un basso livello di istruzione. Nella fascia 20-64 anni, solo il 36,6% delle donne con al massimo la terza media risulta occupata, contro il 69,7% degli uomini con lo stesso titolo. Un divario superiore ai 30 punti, ben oltre la media europea.
Anche tra i laureati permane una differenza, ma meno accentuata:
Donne: 79,3%
Uomini: 86,2%
Un gap sotto i 7 punti.
Il mercato del lavoro italiano mostra, insomma, segnali di miglioramento, ma le disparità interne – territoriali e di genere – restano un nodo strutturale. L’istruzione emerge come leva centrale per l’occupabilità femminile e per ridurre i divari. Per il Sud e per le donne meno istruite, la sfida resta aperta.
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